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Angelo Branduardi alla Fenice

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Al Gran Teatro La Fenice di Venezia arriva Angelo Branduardi con il suo “Senza spina Tour”. L’appuntamento è per martedì 3 novembre alle ore 20.30. Si tratta di un concerto benefico a favore del progetto Africa “Acqua per la vita” Burkina Faso del Lions Club Mestre Host.

Mostra del Cinema: passerella di star per Baarìa

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Mostra del Cinema 2/09/2009 di Federica Repetto

Baarìa, il film di Giuseppe Tornatore, ha aperto ufficialmente la 66ema edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Tra i vip che hanno sfilato sul tappeto rosso allestito dinnazi al Palazzo del Cinema c’era il numerosissimo cast del regista siciliano: Francesco Scianna, la modella Margareth Madé, Leo Gullotta, Beppe Fiorello, Nicole Grimaudo, Luigi Lo Cascio, Giorgio Faletti, Enrico Lo Verso, Nino Frassica, Raoul Bova come anche il maestro Ennio Morricone che ha firmato la colonna sonora del film. Tra le star internazionali non è passata inosservata l’affascinante Eva Mendes, che venerdì 4 settembre sfilerà lungo il red carpet accanto a Nicolas Cage, per la proiezione di “Cattivo Tenente” di Wener Herzog. In Sala Grande ha fatto ingresso anche la giuria internazionale di Venezia 66 presieduta dal regista Ang Lee (due volte Leone d’Oro), Sandrine Bonnaire (tra le più importanti interpreti del cinema francese), la regista Liliana Cavani (cineasta e intellettuale di riferimento del cinema italiano), il regista statunitense Joe Dante (innovatore anticonformista del cinema hollywoodiano e maestro del cinema fantastico), il regista e sceneggiatore Anurag Kashyap (fra i massimi esponenti del cinema indiano contemporaneo), il cantautore, scrittore e regista Luciano Ligabue (una delle personalità chiave della cultura pop italiana, autore nel 1998 del film-culto fra i giovani Radiofreccia, presentato a Venezia e vincitore di tre David di Donatello e due Nastri d’Argento). La madrina della Mostra, Maria Grazia Cucinotta, è stata invece una delle donne più fotografate. Tanti sono stati gli applausi per il maestro Mario Monicelli.

Mostra del Cinema di Venezia: L’anteprima mondiale di Plastic Bag di Ramin Bahrani apre Corto Cortissimo

Con la bizzarra epopea geo-esistenziale di una busta di plastica, vero simbolo universale e trans-culturale della globalizzazione dei consumi e delle menti, si apre – lunedì 7 settembre, fuori concorso – la programmazione di Corto Cortissimo, curata da Stefano Martina con la collaborazione di Giuliana La Volpe, sezione cortometraggi della 66. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (2 – 12 settembre 2009), diretta da Marco Müller e organizzata dalla Biennale di Venezia, presieduta da Paolo Baratta.

L’anteprima mondiale di Plastic Bag – che ha per protagonista un sacchetto di plastica, la cui voce sarà un’interessante novità, e sorpresa, per il pubblico veneziano – visionario cortometraggio firmato da Ramin Bahran. Bahran, regista statunitense reduce dal successo ottenuto al Lido nel 2008 con Goodbye Solo e membro quest’anno della giuria del Premio Venezia Opera Prima, guiderà una policroma parata di 26 film scelti (tra quasi 1.600) privilegiando quelli più impregnati dell’emozione della scoperta. Tra i 18 film in competizione, rappresentativi di ben 16 paesi e suddivisi come di consueto in tre programmi, spiccano in modo particolare uPlastic Bag_lown nomadico incrociarsi di nazionalità, origini geografiche e tragitti artistico-professionali ultranazionali frequentemente asimmetrico e obliquo tra i film e i rispettivi autori.

www.labiennale.org

Un talento per la politica. Sviluppare la persona con il coaching

1060_171Un talento per la politica. Sviluppare la persona con il coaching
Autori e curatori: Nicoletta Lanza , Fabio Padovan
Contributi: Silvia Barbieri, Marco De Angeli, Edward De Bono, Paolo Necchi, Valentina Nordio, Arduino Paniccia, Federica Repetto
Collana: Manuali
Argomenti: Leadership – Formazione; coaching
Livello: Guide di autoformazione e autoaiuto. Testi per professional
Dati: pp. 208, 1a edizione 2009 (Cod.1060.171)

Tipologia: Edizione a stampa
Prezzo: € 22,00
Disponibilità: Buona Codice ISBN 13: 9788856807400

In breve Il percorso formativo di chi vuole avvicinarsi alla politica, ma anche di chi ha già un ruolo. Un testo per chi vuole far emergere il proprio nome o per chi decide di non uniformarsi alle consuetudini e di percorrere strade nuove adottando comportamenti coerenti con i propri valori. Per chi vuole essere un “manager” della politica che punta sulla conoscenza e la valorizzazione di se stesso per raggiungere la leadership.

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Presentazione del volume: “Trovare nuove idee e nuove soluzioni in grado di apportare benefici economici e di ridurre gli sprechi, determinerebbe un aumento di credibilità per coloro che volessero adempiere ai propri doveri amministrativi in modo coerente, portando avanti progetti in accordo con i propri convincimenti più profondi” (dalla Prefazione di Edward De Bono).
Quali sono le competenze e le caratteristiche dei politici di eccellenza?
Come riconoscerle in se stessi e svilupparle? Come capire le proprie capacità per metterle al servizio della politica? Come un politico riesce ad emergere e difendere la propria identità? Mentre le scuole di formazione politica sono ancora concentrate sulla trasmissione di contenuti di tipo sociale ed economico, spesso legati ai partiti di provenienza, nella politica sia locale che nazionale è la singola persona a emergere e il talento personale si rivela l’elemento fondamentale per il successo.
Gli autori, partendo da un’indagine statistica fatta a 150 politici, riflettono sulle caratteristiche personali necessarie per entrare e muoversi nell’arena politica e propongono tre tipologie di coaching per valorizzare le capacità di trasmettere emozioni, di gestire la propria immagine, di mantenere le relazioni con gli elettori e all’interno del proprio schieramento, di fare lavoro di squadra, di gestire il tempo, di raggiungere gli obiettivi e di conservare la propria identità.
Questo libro racconta il percorso formativo di chi vuole avvicinarsi alla politica, ma anche di chi ha già un ruolo. Parla a chi vuole far emergere il proprio nome; a chi è attore della scena, ma decide di non uniformarsi e di percorrere strade coerenti con i propri valori; a chi vuole essere un “manager” della politica che punta sulla conoscenza e la valorizzazione di se stesso per raggiungere la leadership.

Il volume è arricchito dalle dichiarazioni di molti politici e dalle interviste all’On. Rodolfo Viola, deputato alla Camera, al presidente della Regione Veneto, ai sindaci di Genova, Mantova, Torino,Venezia,Verona e molti altri.

Nicoletta Lanza e Fabio Padovan, sono coach e trainer di Formenergy, il network di consulenti specializzati che si occupa di coaching e di formazione avanzata per le aziende e per la politica. Da anni sono impegnati nell’ambito dello sviluppo manageriale, nella ricerca e nell’innovazione di metodologie per far emergere talenti. Nicoletta Lanza è autrice di Essere coach. Lavorare con l’esperienza, FrancoAngeli.

Indice:
Edward De Bono, Prefazione
Introduzione
Dalla scuola politica alla formazione personalizzata che fa emergere i talenti
(Come formare le future generazioni; Che cos’è il coaching?; Come si svolge il coaching?)
Il coaching nella politica: come ottenere successo e far emergere il proprio ingegno e le proprie capacità
(Tre sono le tipologie di coaching per la politica; Le competenze dell’uomo politico di eccellenza; Spazio ai giovani: il passaggio generazionale e il coaching)
La crescita della leadership politica
(Quando il politico diventa leader?; L’ingresso in politica: dalla campagna elettorale all’elezione con un coach; Quando il politico è un condottiero?; Quando prendere le decisioni e diventare uno stratega; Il leader politico e il suo staff; Visione d’insieme e creatività: come puntare sugli obiettivi)
Come creare una propria identità pubblica
(La gestione della propria immagine; Come un politico gestisce la sfera del privato; Il politico e gli elettori tra ambiente e mass media; Paolo Necchi, Marco De Angeli, L’evoluzione di un talento; Silvia Barbieri, Teatro e Politica: come emozionare un pubblico; Arduino Paniccia, Gli americani comunicano meglio?)
Il coaching nella politica
(Case History – La gestione della rete territoriale. Coaching dell’on. Rodolfo Viola; Case History – La crescita del proprio staff. Coaching di una giovane sindaco; Case History – Come emozionare un pubblico. Coaching di un sindaco; Case History – La gestione del tempo. Coaching di un candidato sindaco)
Ai politici piace essere intervistati?
(Federica Repetto, Giornalisti si nasce o si diventa; Nicoletta Lanza, Fabio Padovan, Donne e politica: interviste al sindaco di Genova, Marta Vincenti, e al sindaco di Mantova, Fiorenza Brioni; Nicoletta Lanza, Le competenze trasversali non hanno “colore di partito”: interviste al sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, e al sindaco di Verona, Flavio Tosi; Federica Repetto, Politica e impresa. Investire sulle giovani generazioni. Interviste al presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan, e al presidente di Umana SpA, Luigi Brugnaro; Federica Repetto, Etica e politica. Interviste al sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, e al presidente dell’Unione Triveneta degli Avvocati, Mauro Pizzigati; Federica Repetto, Giornalismo e politica. Intervista al presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Veneto, Gianluca Amadori)
Conclusioni
Valentina Nordio, Appendice
Bibliografia.

ALLA COLLEZIONE PEGGY GUGGENHEIM LA TORRE GOTICA DI WIM DELVOYE

La torre gotica di Delvoye

Dal 3 giugno al 22 novembre la Collezione Peggy Guggenheim ospiterà Torre la nuovissima
creazione dell’artista belga Wim Delvoye: una torre gotica, alta circa 10 metri, realizzata in corten
tagliato a laser, espressamente ideata per svettare, con le sue finestre ogivali e i suoi pinnacoli, sulla
terrazza di Palazzo Venier dei Leoni, sovrastando così le acque del Canal Grande.

Sospesa fra architettura e ornamento, l’opera di Delvoye, dalla forza eterea e visionaria, ma anche
dalla fortissima presenza materiale, trae ispirazione dai più famosi esempi di architettura gotica, da
Notre Dame a Parigi alla Cattedrale Saint John the Divine a New York. Dalla fusione del sublime
con i più avanzati strumenti della tecnologia computerizzata, nasce una torre capace di unire nella
propria struttura forme gotiche attinte sia dalla realtà che dai dipinti e dalle incisioni romantiche di
artisti come Caspar David Friedrich e Karl Friedrich Schinkel.

Nell’articolata pratica artistica di Wim Delvoye da sempre gli opposti si attraggono: il sacro si fonde
al profano, il passato al presente, l’ornamento vince sulla mera funzionalità. La sua arte celebra quel
paradosso basato sulla pratica surrealista che unisce nella stessa opera elementi e idee differenti, in
apparenza privi di alcun legame se non quello di una ibridazione estetica. Nella torre gotica sulla
terrazza della Collezione Peggy Guggenheim confluiscono tutti questi elementi che dal contrasto
tra la torre stessa e l’edificio di Palazzo Venier dei Leoni traggono la forza provocatoria e
anticonvenzionale che dà vita al paradosso surrealista.

Wim Delvoye sostiene che: “Se il Rinascimento è stato un mondo, il Gotico è stato una mentalità. Il
Rinascimento è un’epoca chiusa, dura cinquant’anni e poi arriva il Manierismo. Il gotico invece è
arte eterna. E l’occhio umano che ha una vista stroboscopica, tra le trasparenze, i ricami, i piani che
si sovrappongono, nell’ascesa al cielo di un edificio gotico trova la gioia dello sguardo”.

Nato nel 1965, Wim Delvoye vive e lavora a Gent, Belgio. Ha ottenuto l’attenzione della critica
internazionale grazie alle sue partecipazioni alla Biennale di Venezia nel 1990 e nel 1999, e nel 1992
a Documenta IX. Alcuni suoi ultimi progetti nel corso del 2008 comprendono la personale presso
l’Ernst Museum di Budapest (febbraio-marzo 2008), la presentazione di una delle sue macchine
“Cloaca” al Glenbow Museum di Calgary (giugno-agosto 2008), la presenza all’interno di mostre
collettive al MARTa di Herford (aprile-giugno 2008), al Weserburg di Brema (maggio 2008) e al
CAPC di Bordeaux (giugno-settembre 2008).

FESTA DE LA SENSA: LAGUNARIA

Lagunaria: rielaborazione di testi e musiche popolari veneziane di Giovanni dell’Olivo 

Il progetto LAGUNARIA nasce dall’idea di riproporre in chiave di contaminazione alcune canzoni popolari veneziane. La fonte primaria da cui abbiamo tratto ispirazione è rappresentata dal materiale pubblicato dal Canzoniere Popolare Veneto negli anni sessanta e settanta del secolo scorso nonché dalle antologie di testi di canzoni popolari veneziane del Bernoni edite da Filippi. Ma prima di tutto questo, Lagunaria è frutto di una passione nata dall’ascolto diretto della musica sia nella sua interpretazione codificata ad opera dei capostipiti del genere (fra tutti Luisa Ronchini, Emanuela Magro, Alberto D’Amico, Gualtiero Bertelli), sia nella ormai sempre meno frequente tradizione orale, in occasione di feste popolari quando le generazioni si incontrano e i vecchi raccontano ai giovani in forma di canzone un mondo che si è perso e di cui loro sono stati testimoni oculari. Il nucleo di canzoni da cui siamo partiti è costituito da vilote sette/ottocentesche prevalentemente provenienti dai sestieri di Castello e Cannaregio. La vilota è il canto tipico con cui le donne veneziane si accompagnavano durante il lavoro domestico cui erano state assegnate e che si distingue per la forma metrica a endecasillabi e per le tematiche trattate, a sfondo prettamente amoroso, a volte con accenti picareschi a volte tragici, a seconda che il tema tratti l’amore non corrisposto, il malpartito o il compagno perduto in mare. 

La musica che accompagnava queste canzoni, differentemente per quanto è accaduto per altre tradizioni, è andata in buona parte perduta. Pertanto, salvo per alcune eccezioni, ciò che rimane a livello di documentazione scritta sono solo i testi, a volte frammenti di melodia ma non molto altro. Così, dove necessario, abbiamo potuto comporre ex-novo, pur mantenendo un’unità stilistica coerente con l’impianto delle musiche esistenti. Oltre agli strumenti tradizionali della musica popolare nostrana, sono stati introdotti alcuni strumenti “foresti”, come il bouzuki, il mandolino, l’oud, il saz, la tammorra per creare a partire dai suoni e dall’impianto ritmico un’area di proficua contaminazione fra la cultura veneziana, che oggi si cerca di riscoprire come porta all’oriente, e le culture del bacino del Mediterraneo, definendo un luogo ideale di scambio con mondi oggi sempre più vicini e recuperando così una antica serenissima vocazione alla multiculturalità.

Festa de la Sensa: Storia

La Festa della Sensa (Festa dell’Ascensione) era una festività della Repubblica Serenissima che si svolgeva nel giorno dell’Ascensione (in veneziano Sensa) di Cristo.

Essa commemora due eventi importanti per la Repubblica.

Il 9 maggio dell’anno 1000, il doge Pietro II Orseolo soccorse le popolazioni della Dalmazia minacciate dai pirati Slavi. Una protezione delle genti adriatiche che rappresenta l’inizio del cammino intrapreso da Venezia per il dominio del Mare Adriatico, al quale tendeva fin dalle sue origini non tanto per motivi di conquista, quanto per ragioni di vita e commercio. Un controllo del mare e dei principali porti che rendeva il possesso territoriale quasi superfluo, con le città dalmate che ricambiavano la Repubblica Veneta con tributi, regolati secondo le proprie risorse naturali ed economiche.

Il secondo evento è collegato all’anno 1177, in occasione di un’altra vittoria veneziana, più diplomatica rispetto alla precedente, che rende il cerimoniale della festa più complesso. Nel 1177 il papa Alessandro III e l’imperatore Federico Barbarossa firmarono a Venezia la pace che pose fine alla lotta tra Papato e Impero e il mediatore fu proprio il doge Sebastiano Ziani. In quell’occasione nacque la Fiera della Sensa per la venuta a Venezia di Papa Alessandro III, il quale avrebbe concesso una particolare indulgenza ai pellegrini che avessero visitato la chiesa di San Marco nella vigilia dell’Ascensione, nel giorno di quella festività e nei sette dì successivi.

Il mercato della Sensa si svolgeva in Piazza San Marco, e inizialmente durava otto giorni, in seguito quindici. Il mercato era retto da una legislazione che vedeva come espositori non solo i commercianti veri e propri, ma anche gli artisti. Infatti, vi si trovano disposti a gruppi, secondo le qualità di merci vendute, orefici, argentieri, vetrai, strazzaroli, librai, venditori di stoffe preziose, fabbricanti di perle di vetro, calzolai, tappezzieri, lanaioli, venditori di bordure e fiocchi dorati, pittori e scultori.

Sotto il dogado di Sebastiano Ziani, Papa Alessandro III e l’imperatore Federico Barbarossa stipularono a Venezia il trattato di pace che pose fine alla diatriba secolare tra Papato e Impero. In occasione di questa ricorrenza si svolse per secoli, fino alla cadura della Repubblica, il rito dello Sposalizio del Mare. In quel giorno, ogni anno, il Doge, sul Bucintoro, raggiungeva S. Elena all’altezza di San Pietro di Castello. Ad attenderlo lo attendeva il Vescovo, a bordo di una barca con le sponde dorate, pronto a benedirlo. Per sottolineare il dominio della Serenissima sul mare, la celebrazione culminava con una sorta di rito propiziatorio: il Doge, una volta raggiunta la Bocca di Porto, lanciava nelle acque un anello d’oro.

La cerimonia fu inizialmente semplice: una “visita” al mare del doge durante la quale il vescovo di Castello benediceva l’Adriatico. Su questo rito della benedictio, in una data che non è possibile precisare, si innestò quello della desponsatio giustificato col privilegio che sarebbe stato accordato al doge Sebastiano Ziani dal papa Alessandro III, quasi a dare veste giuridica al dominio di fatto che la Serenissima esercitava sull’Adriatico.

Alla vigilia dell’Ascensione il Bucintoro veniva ormeggiato in bacino San Marco di fronte al Palazzo Ducale. Il mattino seguente, il giorno della festa della Sensa, dopo che gli arsenalotti si erano imbarcati, il doge usciva dal Palazzo Ducale e prendeva posto col seguito sul Bucintoro. All’altezza del monastero di Sant’Elena, il patriarca con i canonici si imbarcava su un peatone e, dopo preghiere propiziatorie, saliva sul Bucintoro all’altezza del porto di San Nicolò, prendendo parte ai riti, benedicendo il doge, il seguito e il mare. A questo punto il doge gettava un anello d’oro tra le onde del mare Adriatico, pronunciando la formula di rito: «In signum veri perpetuique dominii». Durante la cerimonia, dai forti, posti all’imboccatura del porto di San Nicolò, le artiglierie sparavano, i moschettieri dalmatini scaricavano le loro armi, mentre al Lido faceva gli onori al Bucintoro uno squadrone di cavalleria. Compiuto il rito, il Bucintoro invertiva la rotta e si dirigeva verso il Lido, approdando alla riva davanti alla chiesa di San Nicolò, per venerare le reliquie di quel Santo, patrono dei naviganti, invocato per sedare le tempeste, il cui culto era molto diffuso in città e che, con San Marco e San Teodoro, formava la triade che proteggeva Venezia. Il Bucintoro concludeva il suo viaggio da dove l’aveva incominciato, ormeggiandosi in piazzetta San Marco al molo. Dopo essere sbarcato, il doge andava a visitare il mercato della Sensa in piazza San Marco, quindi si avviava in Palazzo Ducale, ove avevano luogo due diversi banchetti: il primo per la nobiltà e gli ambasciatori stranieri, il secondo, riservato agli ammiragli, ai proti e ai capimaestri dell’Arsenale che avevano partecipato alla cerimonia sul Bucintoro.

fonte: Venezia Marketing Eventi, www.veneziamarketingeventi.it

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