Dal 4 giugno l’artista romana selezionata da Ennio Morricone esporrà al Padiglione Italia un dittico della serie Flussi Immobili
L’artista sarà presente alla Conferenza Stampa di presentazione del Padiglione Italia venerdì 3 Giugno alle ore 11.30.
Disponibile ad interviste.
L’artista romana Francesca Leone sarà fra i 219 artisti presenti al Padiglione Italia della 54esima Esposizione Internazionale d’arte della Biennale di Venezia 2011,che si aprirà il prossimo 4 giugno.
La grande interprete della rinata corrente figurativa esporrà un dittico monumentale ed inedito appartenente alla serie Flussi Immobili (Galleria Moncada, 2010) che, insieme all’opera Respiro/Breath (Palazzo Venezia, 2008), l’ha consacrata come una delle pittrici più interessanti del panorama contemporaneo.
L’evoluzione della sua ricerca artistica – che si distingue per l’innovativa sintesi tra occhio fotografico ed estro pittorico – muove da un momento di vita personale. Questa nuova fase di genesi creativa è contraddistinta dai volti solcati e quasi sciolti da una pioggia sottile, volti che sembrano sul punto di spirare eppure riemergono con un respiro liberatorio che si trasforma in una vero e proprio atto di sopravvivenza. Come l’artista trova nel suo sentirsi disorientata, annegata e alienata le basi per un nuovo linguaggio pittorico, così i suoi soggetti si muovono lungo la linea sottile tra vita e morte, essere e non essere. Lo scorrere dell’acqua quasi cancella i volti, purificandoli della loro apparenza, delle inibizioni e degli schemi sociali, per restituirli ad una solennità ancestrale ed eterna al tempo stesso.
L’espressività drammatica e quasi surreale dei volti di Francesca Leone trova la testimonianza felice e commossa nelle parole di Ennio Morricone che ha scelto Francesca per questa biennale, Premio Oscar alla carriera per le musiche della storia del grande cinema, membro della giuria di 150 intellettuali selezionati da Vittorio Sgarbi.
“La prima volta che ho visto i lavori di Francesca Leone ho provato una forte e straordinaria emozione. La sua arte non passa inosservata, i suoi “Volti” giganteschi che stentano a restare entro i confini della tela si impongono e catturano prepotentemente l’attenzione. I close-up così intensi mi ricordano fortemente quelli di suo padre Sergio, da cui ha ereditato la passione per l’immagine. La gestualità potente e la forza della sua pittura, non sembrano poter essere il frutto di quella esile bambina, di cui conservo la memoria. Che siano i ritratti di Gandhi, Martin Luther King, Nelson Mandela o quei volti sconosciuti a parlare per lei, la sua voce colpisce con la forza straordinaria del talento e mi
arriva come una musica, che si impone. E ascolto. Mi ascolto”
Francesca Leone
Francesca Leone nasce a Roma in una famiglia di artisti, il padre Sergio è il celeberrimo regista, autore di alcuni capolavori della cinematografia mondiale, la madre è stata la prima ballerina al Teatro dell’Opera di Roma. Dopo aver seguito il corso di scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, decide di dedicarsi interamente alla pittura. Frequenta una scuola di perfezionamento, laureandosi, sotto la guida del professore Lino Tardia alla Libera Accademia di Belle Arti della Rome University of Fine Arts. Inizia la sua attività espositiva nel 2007 partecipando alla mostra curata dal professore Claudio Strinati per l’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite ai Musei Capitolini di Roma. Segue la sua prima personale al Loggiato di San Bartolomeo di Palermo nell’aprile
2008. E’ con Bonalumi, Gallo, Guccione e Mitoraj una degli artisti invitati a realizzare un’opera per la mostra “Galilei Divin Uomo” che si svolge nel dicembre 2008 nella Basilica di Santa Maria degli Angeli di Roma su iniziativa della World Federation of Scientists. A fine 2008 Palazzo Venezia le dedica una mostra personale curata ancora una volta dal professore Claudio Strinati. Nel marzo del 2009 viene invitata dal comune di Napoli ad esporre le sue opere nel prestigioso Castel dell’Ovo.
A giugno espone il ritratto del maestro Ennio Morricone, al quale l’American Academy in Rome ha assegnato il prestigioso premio”Mc Kim 2009”. A fine giugno è invitata ad esporre una parte consistente della sua produzione pittorica nel più prestigioso Museod’arte moderna e contemporanea (MMOMA) della capitale russa, mostra, curata dal professore Maurizio Calvesi.
L’artista diventa Membro Onorario dell’Accademia Russa delle Arti la cui onorificenza le viene insignita dal Presidente dell’Accademia Zurab Tsereteli in un’apposita cerimonia nel Moscow Museum of Modern Art. Nel marzo del 2010 la galleria Valentina Moncada le dedica una personale a Roma dal titolo “Flussi Immobili.” Nello stesso mese viene invitata a partecipare alla mostra “Arte Contemporanea per il Tempio di Zeus” nella meravigliosa atmosfera della Valle dei Templi di Agrigento, insieme ad altri importanti artisti. Per i centocinquant’anni dell’Unità d’Italia le viene chiesto
di creare appositamente un’opera su Giuseppe Garibaldi. Il ritratto verrà poi esposto da settembre 2010 ad aprile 2011, nel Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo a Roma, per la mostra dal titolo “Giuseppe Garibaldi… tutt’altra Italia io sognavo.”
L’inedito ciclo di opere presentate da Francesca Leone, prende avvio dall’opera Respiro/Breath elaborata in occasione della mostra di Palazzo Venezia, che rappresenta da una parte un punto di chiusura con i ritratti precedentemente realizzati, e dall’altra denota una linea di svolta. Il soggetto, dal volto solcato da una sottile pioggia, riemerge da un profondo oscuro e il suo respiro liberatorio si trasforma in un vero e proprio atto di sopravvivenza. Quel sentirsi annegata, disorientata, alienata ha fatto si che la pittrice ponesse le basi per ricominciare con una nuova genesi artistica.
Da questo elemento biografico muove la ricerca di Flussi Immobili. Il titolo ha una doppia valenza: da una parte il flusso dell’acqua crea un passaggio, un movimento; dall’altra si assiste all’esplosione dell’io colta in un istante per essere resa eterna. Ancora una volta il linguaggio di Francesca Leone porta avanti la sua ricerca sul ritratto e si esprime in una sacralità che diventa universale e abbraccia l’uomo comune. Tutti questi volti, che affiorano dietro una pioggia di acqua e nello stesso tempo ne vengono soffocati, sono portati alla realizzazione di se stessi tramite una vera e propria purificazione che cancella l’apparenza e abilita ad un incontro con quel carattere più introspettivo e inconscio, spesso celato da inibizioni e schemi sociali. In questo modo, l’artista elimina il superfluo e coglie l’essenziale nell’anima di ogni espressione narrata, dotando questo ritratto sulla fragilità umana di una forte solennità e presenta una rassegna di inquadrature disposte nello spazio in un crescendo di emozioni. Un conflitto concettuale accentuato dalla linea che separa il confine tra l’essere e il non essere, tra l’inizio e la fine, queste immagini così intense, arginate in primissimi piani, riportano spontaneamente a un significato esistenziale antico ed eterno. Se l’acqua infatti, intesa junghianamente, è il simbolo del flusso dell’inconscio, questa rappresenta anche il risveglio in un processo che dalla morte torna alla vita.
Per Francesca Leone la fotografia è il principio per la realizzazione di un modello che rielabora e ricostruisce nel corso del procedimento pittorico. Rispetto alla produzione precedente infatti, l’artista non si serve più di immagini trovate, ma concepisce i suoi soggetti immortalandoli, assimilandoli per poi rielaborarli e renderli eterni.
L’espressività accesa solca i confini del surreale ed è sostenuta da una maturazione cromatica e un effetto plastico che rende i toni drammatici, incisi nel forte chiaroscuro che segna i volti. I colori sono fermi, vivi, luminosi e intensi. Ancora una volta l’occhio fotografico di Francesca Leone prevale e si sviluppa ulteriormente grazie al suo estro pittorico generando una sintesi acuta e profonda già nota ma altrettanto innovativa.
Come ha scritto il prof. C. Strinati “La pittrice è così radicata nel nostro tempo da restituire, nelle sue immagini, quelle tensioni, quelle ansie, e quelle speranze che ognuno di noi non può non provare nel concreto della propria esperienza. È un’arte, insomma, che parla a tutti ma nel contempo è il prodotto di una complessa elaborazione scaturita dalla onnipresente dialettica tra positivo e negativo, tra entusiasmo e frustrazione, tra conoscenza vera del mondo intorno a noi e dubbio sulle concrete possibilità di esprimerci”
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