Chris Messina, che ha lavorato accanto ad Al Pacino, in Manglehorn, lo dice senza mezzi termini: “Al Pacino è un mito”. L’indimenticabile interprete de ‘Il padrino’ è arrivato a Venezia con la compagna Lucila Sola.
Venezia: Backstage at Cinecittà
Un evento esclusivo, firmato Vanity Fair e Chopard, per l’inaugurazione della mostra che celebra il mondo del cinema. Ai Granai della Repubblica, al Cipriani, nell’isola della Giudecca, è stata inaugurata la bellissima mostra “Backstage at Cinecittà” che rimarrà aperta fino al 6 settembre ed alla quale era presente Uma Thurman. Si tratta di 29 memorabili scatti fotografici selezionati dagli archivi di Cinecittà, tutti rigorosamente in bianco e nero, eseguiti negli anni ‘50 e ’60 sui set di cult movie internazionali ed italiani: La Contessa Scalza, la Dolce Vita, Il Gattopardo, Guerra e Pace, Bellissima, Ben Hur e L’oro di Napoli. Foto Courtesy Gq Italia
Venezia: ETHIOPIA Spiritual Imprints
E’ stata inaugurata l’altro giorno presso l’Abbazia di San Giorgio Maggiore, nello spazio dell’Officina dell’Arte Spirituale, la mostra fotografica ETHIOPIA, Spiritual Imprints dell’artista greca Lizy Manola. La esibizione, ospitata e promossa dalla Benedicti Claustra, ramo onlus della comunità benedettina, si compone di 69 immagini a colori che ritraggono luoghi, persone e oggetti del sacro realizzate dalla fotografa a seguito di frequenti viaggi in Etiopia. Come racconta la stessa Lizy Manola: “le mie immagini tentano di salvaguardare e preservare il sentimento del sacro di un popolo, di una gente…la loro fede, il loro infinito rispetto per ciò che è sacro, la loro gentilezza d’animo”. Alla mostra fa seguito il volume “Ethiopian Highlands”, prodotto dalla raffinata casa editrice Assouline che raccoglie le foto in esposizione e molte altre. La mostra rimarrà aperta al pubblico, con ingresso gratuito, fino al 20 ottobre 2014 tutti i giorni dalle h.10 alle h.18 escluso il martedì.
Barbera: i Festival segnano il passo
Sostengono alcuni che “la storia corre, il cinema cammina, i festival segnano il passo”. La sintesi, crudele, riassume una certa insofferenza diffusa nei confronti del cinema contemporaneo e di quelli che, fino a poco tempo, erano giudicati appuntamenti irrinunciabili per promuovere i nuovi film e fare la conoscenza dei nuovi autori. Ci sono sfumature maggiori nell’annotazione di Paul Schrader, secondo il quale “è un mondo che cambia. I festival sono nello stesso tempo più e meno potenti di un tempo. Lo sono di più, perché si presentano come i nuovi curatori di musei e gallerie. Di meno, perché i nuovi canali di distribuzione diretta indeboliscono l’esclusività della partecipazione festivaliera”. Chi non si fa troppi problemi è invece il pubblico, presenza fedele e costante in migliaia di festival grandi e piccoli che continuano a sbocciare qui e là, spesso rimpiazzando eventi giunti a conclusione del proprio ciclo vitale.
C’è una punta di orgoglio, invece, nel dire che questa edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica fornisce – se non delle risposte – almeno qualche indicazione sul perché i festival siano ancora necessari e di come possano adeguarsi alla mutata situazione in cui si trovano ad operare. Nel compilare la playlist dei titoli proposti quest’anno, si è cercato di tener conto della crescente frammentazione e schizofrenia che sembra caratterizzare l’universo delle immagini in movimento, sempre più contrapposte per modalità produttive, incoerenza dei modelli spettacolari di riferimento, esplorazioni delle nuove potenzialità offerte dalle tecnologie digitali, aperte alla sperimentazione delle inedite piattaforme distributive e promozionali. Ma anche segnate dalle complicazioni economiche, dalla riduzione di risorse finanziare che un tempo sembravano pressoché illimitate, dalle inedite strategie di promozione e dalle difficoltà di ‘bucare’ l’opaca resistenza del mondo della comunicazione.
Le quattro sezioni in cui si articola il festival – Concorso, Fuori Concorso, Orizzonti e Venezia Classici – propongono un’istantanea della situazione del cinema contemporaneo, volutamente stratificata e non omogenea.
Ci sono gli autori affermati dai quali non sarebbe né giusto né logico prescindere, in quanto rappresentano la ragione della nostra passione per il cinema e la certezza della sua continuità.
Ci sono gli esordienti e i registi in cerca di quella auspicata consacrazione, cui il festival può contribuire, in maniera talvolta decisiva, grazie al prestigio e all’autorevolezza della sua selezione.
Ci sono i cosiddetti film di genere, nei confronti dei quali non esiste alcuna forma di prevenzione, ma che non sempre è facile collocare all’interno del palinsesto di un grande festival.
Ci sono i documentari, che acquistano progressivamente maggior peso nella programmazione veneziana, al punto che ben due figurano nel Concorso di Venezia 70. Una “prima volta”, che prende atto non soltanto della qualità di queste opere ma del progressivo sconfinamento operato nel cinema moderno fra il cosiddetto cinema di finzione e quello di documentazione, nel segno di una riconosciuta identità facente capo a comuni processi di creazione. Segno, tra l’altro, di un arricchimento estetico e linguistico di cui tutti sembrano giovarsi.
Ci sono i film restaurati e i documentari sul cinema che segnalano il peso crescente dell’investimento (in tutti i sensi: culturale, estetico, emotivo, distributivo) sul patrimonio immenso rappresentato dal’eredità del cinema del passato, che torna in circolazione per alimentare la conoscenza dei giovani spettatori, favorire la vocazione di nuovi registi e accrescerne il bagaglio formativo con riferimenti culturali e linguistici dai quali sarebbe deleterio prescindere.
Ci sono i cortometraggi, palestra preziosa degli autori di domani, ai quali da sempre la Mostra conferisce medesima dignità artistica dei feature film, non confinandoli in una “riserva” ma inserendoli a pieno titoli nel programma della sezione Orizzonti.
C’è, ancora, il Mercato del Film, che si presenta rafforzato e accresciuto nei servizi e negli spazi messi a disposizione degli operatori commerciali, dopo la lusinghiera accoglienza riservata alla sua prima edizione lo scorso anno.
C’è, infine, la conferma della Sala Web, dopo la sperimentazione avviata lo scorso anno, che offre alla platea virtuale del web la possibilità di vedere in streaming i film della sezione Orizzonti in contemporanea con la presentazione ufficiale al Lido.
Non mancano tuttavia le novità. La prima è rappresentata dai tre lungometraggi realizzati nell’ambito di Biennale College Cinema, il progetto di sostegno, sviluppo e finanziamento di opere prime lanciato lo scorso anno, che vede concludersi in maniera concreta e positiva la sua edizione inaugurale, in attesa di conoscere i nomi dei dodici autori selezionati per la seconda edizione il cui annuncio verrà dato nel corso della Mostra stessa.
La seconda è il progetto speciale Final Cut in Venice, che si propone di sostenere economicamente la post-produzione di quattro film africani appositamente selezionati nel corso di un workshop che si terrà nell’ambito del Mercato del Film e destinato a un pubblico di produttori, buyers, distributori e programmatori di festival internazionali, per favorire possibili partnership di coproduzione e accesso al mercato distributivo.
La Mostra taglia, per la prima volta nella storia della Settima Arte, il traguardo della settantesima edizione. L’anniversario sarà celebrato in modo originale, grazie al contributo di settanta autori da tutto il mondo che hanno accolto il nostro invito a realizzare un micro-film di durata compresa fra i 60 e i 90 secondi. Oltre che liberamente consultabili in streaming sull’apposito sito realizzato dalla Biennale di Venezia, insieme con quaranta frammenti di cinegiornali storici selezionati e restaurati dall’Archivio Storico dell’Istituto Luce, saranno tutti proiettati al festival.
Il passato e il futuro del cinema si danno così idealmente la mano, in un’edizione della Mostra che guarda in avanti, con la certezza che la sua funzione è tutt’altro che esaurita.
Alberto Barbera
Direttore
Credits foto Asac
George & Sandy red carpet
Eva Riccobono madrina della 70. Mostra del Cinema
L’attrice Eva Riccobono sarà la madrina delle serate di apertura e di chiusura della 70. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Aprirà lEva Riccobono Credits La Biennale di Venezia ©2013a 70. Mostra nella serata di mercoledì 28 agosto, sul palco della Sala Grande (Palazzo del Cinema al Lido), in occasione della cerimonia di inaugurazione, seguita dalla proiezione in 3D del film di apertura (fuori Concorso) Gravity, diretto da Alfonso Cuarón e interpretato da Sandra Bullock e George Clooney, una produzione Warner Bros. Pictures. Il 7 settembre l’attrice condurrà la cerimonia di chiusura, durante la quale saranno annunciati i Leoni e gli altri premi ufficiali.
Eva Riccobono foto credits La Biennale di Venezia
Leone d’oro alla carriera a William Friedkin
La 70. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, organizzata dalla Biennale di Venezia, si terrà al Lido di Venezia dal 28 agosto al 7 settembre 2013. Il Leone d’oro alla carriera è quest’anno attribuito al regista statunitense William Friedkin. “Venezia – ha dichiarato Friedkin – specialmente durante la Mostra è una casa spirituale per me”. “Il Leone d’oro alla carriera – prosegue – è qualcosa che non mi sarei mai aspettato, ma sono onorato di accettarlo con gratitudine e amore”. Il regista riceverà il riconoscimento il 29 agosto, prima della presentazione del restauro de “Il salario della paura” (Sorcerer, 1977), appositamente realizzato dalla Warner Bros.
William Friedkin foto credits La Biennale di Venezia
Grande Successo dell’evento in omaggio a Elizabeth TAYLOR
Grande successo dell’evento “Omaggio a Elizabeth TAYLOR” organizzato giovedì 1 Settembre 2011 presso la prestigiosissima sede della Biennale di Venezia in Cà Giustinian, nell’occasione della 68a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (La Biennale di Venezia 2011), dal WYLFORD Consortium di Milano e da Marco Eugenio Di Giandomenico, in collaborazione con la Fondazione TERRA ITALIA di Milano (che si occupa, tra l’altro, di valorizzare e promuovere i link culturali tra Italia e USA).
Obiettivo condiviso, e raggiunto, da parte degli organizzatori è stato quello di rendere un bellissimo omaggio alla Diva, a pochi mesi dalla morte, con un docu-film intitolato Elizabeth’s great talent, diretto dal noto regista Giuseppe Falagario e prodotto dal Consorzio WYLfORD, nonché con la presentazione dell’opera “Elizabeth Taylor at work” dell’artista parigina Giusy D’Arrigo, e infine con la mostra di alcune foto inedite della grande attrice, tra cui alcune insieme a Maria Callas, queste ultime gentilmente donate da parte di Bruno Tosi, Presidente dell’Associazione Culturale Maria Callas.
La serata è stata scintillante anche grazie a una scenografia d’eccezione, sapientemente promossa dalla giornalista Federica Repetto (“comunicatrice” sapiente delle eccellenze del Made in Italy, soprattutto per la loro importanza nell’immagine complessiva del nostro Paese nel mondo), cui hanno contribuito Antonia Sautter (costumista e ideatrice de Il Ballo del Doge – il più esclusivo “ballo in costume” del mondo, l’evento glamour tra i più ambiti dal jet-set internazionale, considerato dalla stampa internazionale “una delle prime 10 cose tra le cento da fare nella vita”) che ha esposto alcuni dei suoi più preziosi costumi dedicati alle Regine del passato, della leggenda e dell’immaginazione, nonché Sara Marchi, che ha esposto alcune bottiglie, formato magnum, del Prosecco della sua tenuta Cantina Ruzzini, raffiguranti gli occhi bellissimi dell’attrice quando interpretava Cleopatra (occhi realizzati tramite la tecnica mista, con collage, dal maestro Ludovico De Luigi), e infine Orietta Soldo, che ha esposto i bellissimi gioielli di cui è produttrice, in ricordo della passione sfrenata della Diva per i preziosi.
Grande mattatore della serata è stato Marco Eugenio Di Giandomenico, che ha intervistato i vari personaggi presenti: da Marina Castelnuovo, sosia ufficiale di Elizabeth TAYLOR, di recente coinvolta dalla TV di Stato della Svizzera Italiana nella realizzazione di un docu-film sulla sua vita vissuta in parallelo con quella della grande Diva, a Jgor Barbazza, attore trevigiano noto al grande pubblico soprattutto per le sue performance nella soap opera di Canale 5 “Cento Vetrine”, dal pugile Cristian Sanavia, campione mondiale WBC nella categoria dei pesi supermedi, al pugile Devis Boschiero, astro nascente veneto (il prossimo 6 novembre in competizione mondiale a Tokio), dal ballerino Arduino Bertoncello, noto ai più giovani per il suo ruolo nella trasmissione televisiva “Amici di Maria De Filippi”, all’attrice e conduttrice romana Antonella Salvucci.
Tra gli ospiti anche Armando Fumagalli dell’Università Cattolica Sacro Cuore di Milano che ha effettuato un breve profilo critico della carriera cinematografica della Diva. Insomma un bel paniere assortito di ospiti e vips entusiasti dell’iniziativa, chiaramente conclusasi con un ottimo buffet e con la degustazione dei prosecchi Cantina Ruzzini e dei vini de Le Terre del Gattopardo (vini della nobile tradizione siciliana che è stata stigmatizzata dal film Il Gattopardo di Luchino Visconti).
“Un evento di rara eleganza – ha commentato Marco Eugenio Di Giandomenico – per rendere merito a una grande Diva di Hollywood, amata dai veneziani e dagli italiani, che ha contribuito alla creazione del ponte culturale tra USA e Italia, da sempre foriero di grandi economie e opportunità per il nostro Paese”.