FESTA DE LA SENSA: LAGUNARIA

Lagunaria: rielaborazione di testi e musiche popolari veneziane di Giovanni dell’Olivo 

Il progetto LAGUNARIA nasce dall’idea di riproporre in chiave di contaminazione alcune canzoni popolari veneziane. La fonte primaria da cui abbiamo tratto ispirazione è rappresentata dal materiale pubblicato dal Canzoniere Popolare Veneto negli anni sessanta e settanta del secolo scorso nonché dalle antologie di testi di canzoni popolari veneziane del Bernoni edite da Filippi. Ma prima di tutto questo, Lagunaria è frutto di una passione nata dall’ascolto diretto della musica sia nella sua interpretazione codificata ad opera dei capostipiti del genere (fra tutti Luisa Ronchini, Emanuela Magro, Alberto D’Amico, Gualtiero Bertelli), sia nella ormai sempre meno frequente tradizione orale, in occasione di feste popolari quando le generazioni si incontrano e i vecchi raccontano ai giovani in forma di canzone un mondo che si è perso e di cui loro sono stati testimoni oculari. Il nucleo di canzoni da cui siamo partiti è costituito da vilote sette/ottocentesche prevalentemente provenienti dai sestieri di Castello e Cannaregio. La vilota è il canto tipico con cui le donne veneziane si accompagnavano durante il lavoro domestico cui erano state assegnate e che si distingue per la forma metrica a endecasillabi e per le tematiche trattate, a sfondo prettamente amoroso, a volte con accenti picareschi a volte tragici, a seconda che il tema tratti l’amore non corrisposto, il malpartito o il compagno perduto in mare. 

La musica che accompagnava queste canzoni, differentemente per quanto è accaduto per altre tradizioni, è andata in buona parte perduta. Pertanto, salvo per alcune eccezioni, ciò che rimane a livello di documentazione scritta sono solo i testi, a volte frammenti di melodia ma non molto altro. Così, dove necessario, abbiamo potuto comporre ex-novo, pur mantenendo un’unità stilistica coerente con l’impianto delle musiche esistenti. Oltre agli strumenti tradizionali della musica popolare nostrana, sono stati introdotti alcuni strumenti “foresti”, come il bouzuki, il mandolino, l’oud, il saz, la tammorra per creare a partire dai suoni e dall’impianto ritmico un’area di proficua contaminazione fra la cultura veneziana, che oggi si cerca di riscoprire come porta all’oriente, e le culture del bacino del Mediterraneo, definendo un luogo ideale di scambio con mondi oggi sempre più vicini e recuperando così una antica serenissima vocazione alla multiculturalità.

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